Pianta perenne, erbacea, con robusta base legnosa, munita di breve rizoma, fusti eretti, cilindrici, pubescenti, semplici o poco ramificati, può raggiungere il metro d'altezza anche se generalmente non supera i 60 cm.
Nel primo anno di vita, questa pianta produce solamente una rosetta basale, successivamente con l'apparire del fusto, compaiono le foglie sulla parte inferiore dello stelo. Le foglie picciolate, sono munite di due stipole avvolgenti il fusto, sono imparipennate, di forma ovale, con margine dentato, di colore verde scuro nella pagina superiore e tomentose in quella inferiore, le cauline sono, in genere, minori degli internodi.
I fiori sono disposti in grappolo semplice, hanno brevi peduncoli, corolla caduca formata da 5 petali obovato-ellittici di colore giallo-intenso.
I frutti multipli sono pometi, legnosi e scanalati, piccole urne più lunghe che larghe di 7x3 mm, profondamente solcate, coronate da uncini patenti, formate dall'ipanzio persistente con una cavità che contiene 2 acheni.
Tipo corologico: Eurasiat. - Eurasiatiche in senso stretto, dall'Europa al Giappone.
Antesi: giugno÷settembre
Habitat: Pascoli, luoghi incolti, luoghi soleggiati; predilige i terreni ben drenati. 0÷1000 raramente 1500 m s.l.m.
Etimologia: Il nome del genere pare derivi dal greco “árgemon”= “leucoma dell'occhio”, nome di una specie di papavero usato nell'antichità contro un mal d'occhi detto “arghema”, questo a indicare le proprietà che si attribuivano alla pianta nella cura delle affezioni oculari; “eupatoria” invece, viene dall'antico appellativo “eupator”, cioè di nobile nascita, dato a Mitridate re del Ponto (123÷63 a.C.) uomo di grande cultura scientifica, che per primo seppe riconoscerne le virtù. Alcuni sostengono che il nome specifico della pianta, possa anche derivare da “hepatoria”, in quanto la pianta sarebbe attiva sul fegato.
Proprietà ed utilizzi: Specie commestibile officinale
Erba amara, ricca di tannino, di resine e soprattutto di acido salicilico, leggermente astringente, tonica, diuretica, antinfiammatoria, antiemorragica; migliora le funzioni epatiche e della bile.
Per uso interno, da sempre, utilizzata contro le affezioni renali coliti dispepsia, allergie alimentari diarrea, calcoli biliari, cistite e reumatismi.
Per uso esterno è utile per contrastare eruzioni cutanee, piccole lesioni, contro le infiammazioni del cavo orale, congiuntivite e emorroidi.
Nell'Europa del nord l'infuso, che ha un sapore gradevole, viene usato come un comune tè stimolante.
Un tempo i fiori dell'agrimonia venivano usati per tingere i capelli di giallo vivo.
Curiosità: Quella dell' Agrimonia è una storia antica, già in stazioni neolitiche, sono state ritrovate grandi quantità di frutti di questa pianta.
Mitridate Eupatore, re del Ponto, nel I secolo a.C. ne introdusse l'uso in fitoterapia, la si utilizzava per le applicazioni più svariate: morsi dei serpenti, problemi di vista, perdita di memoria.
È sempre stata un'erba usata per medicare le ferite: era infatti un ingrediente “dell'eau d'arquebusade”, una lozione francese che in origine era appunto applicata sulle ferite d'archibugio.
Singolare è la classificazione di quest'erba secondo i fiori di Bach "per chi nasconde i propri tormenti dietro una facciata gaia e cortese". Vorrei sottolineare che nessuna ricerca scientifica ha dimostrato alcun effetto terapeutico dei fiori di Bach, anzi, la presunta efficacia è stata ripetutamente invalidata dalla ricerca clinica e scientifica internazionale.
Pare, che sotto il nome eupatoria autori antichi e moderni considerassero, di volta in volta, specie diverse, sembra anzi che farmacisti nel passato, chiamassero in questo modo Eupatorium cannabinum L.
[Marinella Zepigi & Graziano Propetto,
21/12/2007]
"Agrimonia eupatoria L. - Agrimonia comune"
In Acta Plantarum, Forum
Attenzione:
Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.