Pianta perenne, glabra e con radice bulbosa che si presenta di forma piriforme 1-4 cm Ø, coperta da scaglie membranacee di colore bruno scuro. Foglie rigide, lineari, carnose, scanalate nella pagina superiore e arrotondate alla sommità, con margine provvisto di papille più larghe che alte; le foglie sono 4-6 e compaiono durante la fioritura, di colore verde scuro opaco, assumono una posizione eretta o leggermente curvata ad arco verso l'esterno, scanalate all'interno, raggiungono la maturità vegetativa sul finire della fioritura sorpassando l'altezza del fusto.
Fiore di colore giallo lucente, quasi sempre solitario avvolto di una spata membranacea con bordo verde, lanceolata di 1 x 4 cm; perigonio con 6 tepali saldati alla base in un tubo corto (6-8 mm), con lacinie lunghe ca 4 cm, le tre interne più lunghe e più strette, comunque tutte oblungo-ellittiche, ottuse, larghe gen. 1-2,3 cm.
Ovario infero e tricarpellare con ovuli biseriati; stilo filiforme, stigma piccolo e con tre lobi; stami 6 e ineguali, lunghi più di 1/2 delle lacinie; antere appariscenti e aranciate.
Il frutto è una capsula obovoide e carnosa. Semi piccoli e subglobosi, protetti da un guscio nero.
Tipo corologico: Medit.-Mont. - Specie con areale simile a quello delle Steno-mediterranee oppure delle Euri-mediterranee, ma limitatamente alle zone montane.
Antesi: Settembre - Novembre
Distribuzione in Italia: Presente in gran parte del territorio.
Habitat: Prati, campi incolti, margine boschi di latifoglie. Da 0 a 1200 m
Note di Sistematica: Dello stesso genere nella flora italiana sono presenti:
Sternbergia colchiciflora Waldst. & Kit.
Sternbergia sicula Tineo ex Guss. che vegeta nel centro-sud della penisola e Sicilia escluso la Sardegna.

Note, possibili confusioni: può essere confusa con Sternbergia colchiciflora Waldst. & Kit. che vive negli stessi ambienti e che si differenzia per avere il fusto più corto e il perigonio con tubo lungo quasi quanto le lacinie.
Etimologia: Genere dedicato da Waldstein e Kitaibel a G.M. Sternberg, botanico boemo e scopritore di queste piante (1761 - 1838).Chi volesse saperne di più c'è una bellissima nota di Enzo Bona in Acta PLANTARUM Notes n. 1 (http://www.actaplantarum.org/ap_notes/pubbl/Actaplantarum_notes_aprile_2013.pdf). L'epiteto del genere allude al colore giallo del fiore.
Proprietà ed utilizzi: specie tossica
Non è scambiabile con lo zafferano coltivato perché di portamento e colore diverso. In alcuni casi descritti, l'ingestione ha procurato sintomi simili all'avvelenamento da colchicina. I sintomi sono così descritti:
1) Se inalata (polvere di seme) fa starnutire violentemente.
2) Se ingerita accresce la secrezione biliare nell'intestino e in dosi più alte produce enteriti, nefriti con vomito, diarrea, emorragie interne e infine il decesso.
Nel campo della Biologia vegetale trattando i semi delle piante che la contengono si è riusciti a raddoppiare i cromosomi ottenendo nuovi fiori più complessi.
Curiosità: Questa bulbosa si presta bene per adornare aiuole e giardini rocciosi.

[Antonino Messina, 18/10/2008]
"Sternbergia lutea (L.) Ker Gawl. ex Spreng. - Zafferanastro giallo"
In Acta Plantarum, Forum

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.

Vedi altre piante vicine a Sternbergia lutea (stesso genere, stessa famiglia o stesso epiteto specifico)

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